Residente a Villasanta presso la Cascina Riboldi, oggi demolita, dove viveva con la moglie Angela Merlo e due figli piccoli, una bambina di sei anni e un maschio di due.
Manovale alla Breda (III Sezione) di Sesto San Giovanni, viene accusato ingiustamente di aver partecipato agli scioperi del marzo '44; in realtà l'assenza dal luogo di lavoro era dovuta a malattia.
La polizia fascista lo preleva il 14 marzo da casa. Viene trasferito dal 5 aprile nel campo di concentramento e smistamento di Bergamo e poi deportato a Mauthausen l'8 aprile assieme ad altri lavoratori.
Gli verrà assegnato il numero di matricola 61563 e trasferito nel sotto campo di Gusen. In prigionia lavora nelle officine delle aziende Steyr-Daimler-Puch AG e Messerschmitt AG per la produzione di armi e parti di aerei bombardieri da guerra tedeschi.
Muore il 6 febbraio 1945 per arresto cardio-circolatorio, come si legge in un referto del 1999 della Croce Rossa Internazionale alla quale si era rivolta la moglie alla ricerca di informazioni.
Il 29 Gennaio 2022, l'Amministrazione Comunale di Villasanta, intitola una Pietra d’inciampo a Mario Bidoglia.